amore e determinazione

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The writer
view post Posted on 7/4/2010, 14:31




Guardavo le soffici nuvole nel cielo azzurro. Il ciliegi mandavano nel’aria il loro dolce profumo, segno che la primavera si stava svegliando. Me ne stavo sdraiato sull’erba verde della collina di fronte a casa mia. Tutto era tranquillo gli uccelli cantavano nell’aria, le mucche erano al pascolo e in paese non accadeva niente di straordinario:almeno era quello che pensavo.
Ero tranquillo a pensare nel mio mondo di fantasie, quando ad un tratto sentii un urlo che proveniva da dietro il bosco di ciliegi. In ben che non si dica ero già nel mezzo di una scena che mi faceva contorcere le budella.
Una ragazza stava subendo un aggressione ad opera di due briganti armati di spade,ma quando vidi del sangue,il mio mi si congelò nelle vene.Al solo ricordo mi viene la pelle d’oca.
I due si accorsero subito della mia presenza e senza battere ciglio il più tarchiato dei due mi si fiondò contro,con la spada in mano,intenzionato a mettermi a tacere per sempre. L’altro intanto continuava a tenere la ragazza per un braccio. Fu allora che scorsi da dove proveniva quel rosso: la ragazza teneva in mano un cane ferito all’addome. In una breve frazione di tempo i miei occhi e quelli della ragazza si incrociarono.
Era bionda,i capelli le cadeva sulla schiena liberi come l’aria,sospesi dalla dolce brezza caratteristica di quel periodo. Snella e sinuosa, con la bocca seducente mi guardava supplicando aiuto, ma non scorsi solo quello. No, è da allora che credo nella magia. I suoi occhi esprimevano tutto il suo essere,mi rivelarono la sua anima: il fuoco si celava nel suo cuore. Un semplice sguardo mi era bastato per imparare ogni cosa su di lei. Amava leggere,disegnare,ballare ma non avrei mai pensato combattere!tutto si era svolto in un decimo di secondo, e tornando in me mi preparai ad affrontare l’aggressore. Era come un ombra per me,che mi oscurava dalla vista della fanciulla.
Estrassi l’unica cosa che potevo usare in quelle circostanze: il bastone regalatomi dal mio vecchio: un antico e nodoso legno di biancospino. Subito il tizio mirò verso il cuore ma,riuscii a schivare ed a contrattaccare mulinando il bastone sopra la sua testa e colpendolo dall’alto verso il basso. Ma non fu sufficiente … anche lui riuscì a schivare il colpo e riguadagnando posizione estrasse un'altra spada da un fodero si dietro alla schiena, che usò per ferirmi al braccio sinistro dove ero rimasto scoperto. Un piccolo fiotto di sangue cadde a terra macchiando il terreno e i fiori di ciliegio caduti. Nel frattempo anche il cane perdeva sangue. Il tizio mi ripiombò addosso ma questa volta mi lasciai ferire di proposito alla mano sinistra per poterlo disarmare nel mentre del suo attacco. Sbalordito indietreggiò ma purtroppo per la sua gola fu troppo tardi. Si accasciò al suolo e con un rantolo sorto finì la sua vita di scelleratezze. L’altro brigante imprecava a bassa voce per la perdita del suo amico.
A differenza di quest’ultimo usava una lunga frusta nera che sibilava nell’aria ad ogni schioccò che gli faceva eseguire. Il cuore mi batteva sempre più forte, il mio cervello ripensava a tutta la mia vita, a tutti i miei 16 anni trascorsi nel mio pacifico villaggio natale,mai toccato dalla guerra o da simili perversioni. Le mani mi prudevano mentre il braccio sinistro continuava a sanguinare ,reduce dai due attacchi del primo aggressore. Strinsi il biancospino ancora più forte preparandomi a difendermi dalla frusta nemica che inesorabilmente mi ferì sempre sul braccio sinistro. Ormai stava cedendo e stavo perdendo la sensibilità. Non potevo avvicinarmi alla ragazza altrimenti la frusta mi avrebbe colpito di nuovo. Svuotai la mente, concentrai la forze sul braccio che imbracciava il biancospino macchiato di sangue e caricai il brigante. La frusta mi colpì una volta, poi una seconda, e una terza volta, questa volta sul braccio destro. Era chiaro che voleva togliermi la mia arma ma non ci riuscì. Seppure il mio corpo fosse martoriato dagli attacchi subiti reagì prestante come non mai grazie all’adrenalina in corpo. Fu la fine anche per il secondo aggressore che stramazzò al suolo con gli occhi iniettati di odio verso il mondo intero.
Buttai via il biancospino per andare dalla ragazza.
Indossava una gonna blu e bianca e una camicia degli stessi colori ,Le sue gambe riportavano lividi neri,segni del passaggio della frusta e di percosse. Mi inginocchia vicino a lei constatando la situazione del cane che non sembrava poi così male come mi era parso all’inizio. Lo accarezzai e lui mi guardo con i suoi occhi arancioni sofferenti ma pieni di gratitudine. Sorrisi anchio e la ragazza,che nel mentre mi aveva osservato, strappò un lenbo della propria camicia lasciando scoperto l’ombelico e mi sistemò alla bene e peggio la ferita che avevo riportato. Le toccai la mano con cui stava svolgendo l’operazione. Alzò lo sguardo che si incontrò per il mio. Quell’istante durò una vita intera. I nostri visi erano ad un palmo di naso. Eravamo entrambi sudati e di certo non profumavamo ma i ciliegi in fiore non ce lo facevano notare. I nostri nasi si stavano per toccare quando un sibilo leggero penetrò nella mia spalla destra. Una freccia. Mi volsi di scatto e vidi il secondo aggressore che lentamente era riuscito a portarsi vicino al cadavere del suo compagno .Teneva in mano un arco ed era pronto ad incoccare un'altra freccia, ma la fanciulla estrasse dal un suo piccolo portapane un coltellino da funghi che scagliò sulla fronte dell’aggressore. Il suo attacco e il mio erano riusciti a metterlo ko. Da quel giorno mi ripromisi di centrare sempre il punto giusto. A causa della mia imprecisione avevo rischiato la mia vita e anche la sua.
La ferita mi pulsava e il sangue scendeva a fiotti macchiando i miei vestiti. La vista mi si annebbiò mentre le forze mi lasciavano cadere sulle gambe della giovane. Ora potevo vederla illuminata dai raggi del sole: la luce passava attraverso i rami fioriti di ciliegi e si posavano sul suo viso dorato rivolto verso di me. Ci fu un colpo di vento. Fu allora che ebbi la visione più bella di tutta la mia vita. Il vento le scompigliava i capelli d’oro che fluttuavano nell’aria liberi come le rodini in primavera. I suoi occhi azzurrini come il turchese mi scrutavano dentro di me mentre i fiori rosati venivano portati dal vento verso di noi come un turbine , un tornado in miniatura che ci voleva racchiudere in un mondo solo nostro. Ma quel turbine non avrebbe servito molto. Noi eravamo già nel nostro di mondo. I nostri visi stornarono ad avvicinarsi fino a farci sentire il respiro dell’altro. Chiuse gli occhi … io guardì la tempesta di fiori mentre mi baciò. Le lacrime mi rigavano il viso per la forte emozione. Non sapevo chi fosse, non sapevo perchè fosse in viaggio ma sapevo di amarla. E buffo.
Io non credevo nei colpi di fulmine,ma non me ne importava molto oramai. Da lì in poi l’unica cosa che ricordai fu la sua voce che disse “ Federica, questo è il mio nome”.
Dopo fu magia.



fatto per il concorso letterario del mio forum.
 
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view post Posted on 7/4/2010, 16:55

Pensionato che non fà altro che leggere

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** appena ho tempo leggo tutto con calma XD
 
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The writer
view post Posted on 8/4/2010, 14:59




voglio il tuo commento u.u
 
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Caletin
view post Posted on 18/4/2010, 18:25




sì dama, vogliamo il commento! XD E' lo stesso racconto del contest nuf o hai apportato qualche modifica? perchè in questo secondo caso li rileggo volentieri a confronto =)
 
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The writer
view post Posted on 22/4/2010, 16:05




no non ha modifiche
 
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Caletin
view post Posted on 22/4/2010, 16:24




vabbè, allora lo rileggerò lo stesso perchè mi va così ;)
 
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5 replies since 7/4/2010, 14:31   64 views
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